giovedì 2 marzo 2017

In ogni parte del mondo i figli non dimenticano le "Mamme Narranti"




Dall'inizio dei tempi, abbiamo raccontato storie, lo hanno fatto sciamani e medici. Non lo dico per essere pomposa, ma sento che questo è il lignaggio a cui attingo e da cui provengo. 
C'è magia nella narrazione.
(Lynn Collins)

Madre da quasi 15 anni, posso dire che i bambini ci ricordano soprattutto per tre cose: il cibo che abbiamo cucinato per loro, il tempo che abbiamo dedicato loro quando hanno avuto bisogno di noi e le storie che abbiamo raccontato.

Sono molto felice di essere stata invitata e di aver partecipato allo spettacolo Mamme Narranti realizzato in collaborazione con Andrea Satta e Têtes de Bois lo scorso 26 febbraio all'Oratorio San Filippo Neri di Bologna. 

Insieme ad altre madri provenienti da Argentina, Cile, Italia, Danimarca, Gana e Marocco, abbiamo presentato le storie native del nostro paese di origine, usando prima la nostra lingua madre e poi traducendole in italiano. 
Io ho raccontato una storia che ho scritto e che si intitola Il topolino che voleva raggiungere le nuvole. È una storia sull'amicizia, sul valore di aiutare gli altri e sull'importanza di credere nei propri sogni. La storia contiene anche un personaggio ispirato alla Philippine Eagle, l'aquila tipica delle Filippine e fra le più grandi esistenti in tutto il mondo. La Philippine Eagle è anche una delle aquile più rare e potenti, ora è infatti in pericolo di estinzione.

Oltre alla bella musica che ha accompagnato le storie, lo spettacolo è stato arricchito dalla presenza di acrobati e da illustrazioni realizzate dal vivo sulle narrazioni grazie al Progetto MigrArti. 

È stato davvero un momento meraviglioso: madri di diverse nazionalità sono salite su un palco e hanno avuto l'occasione di far ascoltare le storie che avevano portato. 

Ci auguriamo che le storie continuino a risuonare nei cuori di chi che le ha ascoltate.

Preghiamo, infine, di non dimenticare di sostenere la Philippine Eagle Foundation nella sua missione per salvare la Philippine Eagle dall'estinzione. 



Per saperne di più visitate il sito:


http://www.philippineeaglefoundation.org/


Mamme Narranti photos credits to Rossella Vigneri
Philippine Eagle photos credits to http://www.philippineeaglefoundation.org/






From the beginning of time, we've told stories, Shamans and medicine people, and not to be pompous about it, but I feel like that is the lineage I take down and where I come from.
There is magic to storytelling
(lynn Collins)

As a mother for almost 15 years, I could say that children remember us most for three things: the food we cooked for them, the time we were there when they need us, and the stories we tell.
I am very happy to be invited and be part of the show Mamme Narranti in collaboration with Andrea Satta and Tetes de Bois last February 26, 2017 at Bologna Teatro Ambu-Oratorio San Filippo Neri. Together with other mothers from Argentina, Chile, Italia, Denmark, Gana and Marocco, we presented stories native to the country where we came from, using our mother tongue and then translated to Italian. 

 I told them the story which I wrote myself entitled The Little Mouse Who Wanted to Reach the Clouds. It is a story of friendship, the value of helping others, and the importance of believing in your dreams. The story also features a character based on the Philippine Eagle, an eagle which is endemic to the Philippines and the largest extant eagles in the world. It is also one of the rarest and most powerful eagles, but it is now critically endangered.

Aside from the beautiful music accompanying the stories, the show also featured entertaining acrobats and live illustrations of the narrations by Progetto MigrArti. It was indeed a wonderful moment for mothers of different nationalities to take the stage and for the stories that they have brought with them to be heard. We hope that the stories would echo in the hearts of those who have heard them.

Please do not forget to support the Philippine Eagle Foundation in its mission to save the Philippine Eagle from extinction.



 Find out more by visiting: 




Mamme Narranti photos credits to Rossella Vigneri
Philippine Eagle photos credits to http://www.philippineeaglefoundation.org/


(Elisha Gay C. Hidalgo)

giovedì 1 dicembre 2016

Le parole della nostra vita


Al via "Le parole della nostra vita", il nuovo progetto di SHEnews che ha come obiettivo quello di portare la lingua italiana nelle case delle ragazze di origine straniera che, per diversi motivi (figli piccoli, lavoro o semplicemente diffidenza), non riescono a frequentare i corsi d'italiano nel nostro territorio.

L'idea è quella di mettersi nei loro panni e, attraverso il volto e la voce di una donna e mamma immigrata, percorrere tutte le fasi della quotidianità creando un ponte di comunicazione non solo tra donne ma anche tra culture.

Quando parliamo di immigrazione al femminile è necessario pensare che molte donne arrivano in Italia per ricongiungimento famigliare, matrimonio oppure per lavoro ma con poca o nessuna conoscenza della lingua italiana; in queste circostanze è molto più difficile inserirsi nella comunità. 

Cosa succede se alle donne non è possibile frequentare i corsi organizzati nei centri interculturali, nelle biblioteche, nelle scuole e in altri luoghi? Dipenderanno dai figli e dal marito per riuscire ad andare a fare la spesa, in farmacia, dal medico e non potranno essere indipendenti. 

Favorire l'integrazione significa anche superare l'isolamento, raggiungere le nuove arrivate con parole semplici e calate nella vita di tutti giorni e sostenere la loro autonomia.

Cambiare paese, a volte continente, è già molto difficile; se a questa nuova vita si aggiunge il fatto di non riuscire nemmeno a dire “ciao come stai”, “oggi sto bene”, “per favore vorrei del pane e il latte” la sensazione di frustrazione potrebbe aumentare ancora di più il senso di spaesamento e inadeguatezza.

Il volto e la voce dei video che metteremo online sono quelli di Jhoana Ostos T., giornalista colombiana e cittadina italiana che, sulla propria pelle, ha vissuto le difficoltà di un nuovo inizio. 
Insieme a lei cucineremo, andremo a far la spesa, vivremo i tanti piccoli momenti della giornata come andare in biblioteca, al cinema o al museo. O, più semplicemente, cominceremo ad approcciarsi agli altri con le più comuni formule di cortesia. 

Seguiteci, l'avventura ha inizio!

sabato 28 maggio 2016

Amo l'Italia quanto amo il Marocco

Mi chiamo Nihad e vengo dal Marocco.
Quando mi chiedono di raccontare la mia storia e di come sono arrivata in Italia, mi viene un po' difficile perché mi tornano in mente emozioni e sentimenti che durante questi 16 anni ho provato a rimuovere.
A differenza di tante persone che hanno scelto questo paese per migliorare le condizioni economiche e sociali, proprie e dei familiari nel paese d'origine o per fuggire da guerre ecc... io non ho scelto.
Avevo quasi 10 anni allora, quando mia mamma mi disse che saremmo partite per l'Italia.
Era il suo sogno: raggiungere mio padre che vedeva solo ogni tre o quattro anni per un mese o due, migliorare il nostro stile di vita, assicurarmi un futuro migliore e, soprattutto, unire la sua famiglia vivendo tutti insieme: papà mamma ed io, sotto lo stesso tetto.
Beh, io non la vedevo proprio così... Ero ancora piccola ed evidentemente poco brava in geografia, non sapevo esattamente dove fosse l'Italia. Credevo che sarebbe stato come ogni volta che andavamo a trovare i miei zii e che dopo tre o quattro giorni, al massimo una settimana, si tornava a casa, dai nonni, dagli amici del quartiere, della scuola e soprattutto non sapevo che saremmo state per sempre con papà; io non avevo un buon rapporto con lui perché effettivamente non lo conoscevo, lo vedevo poco e non avevo dei ricordi positivi con lui.
Era un giorno del febbraio 2000 quando mia mamma mi svegliò perché dovevamo andare all'aeroporto di Casablanca per poi partire per Milano, dove avremmo trovato papà ad aspettarci...
Ero felice, per me si trattava di una vacanza non di più. Mia mamma insisteva nel dirmi di baciare i nonni ed abbracciarli ed io non capivo perché... Che senso aveva? Tanto saremmo tornate tra qualche giorno!
I nonni e gli zii con cui ero cresciuta piangevano tutti, gli sarei mancata... ma io non lo sapevo e non sapevo che anche loro mi sarebbero mancati... tanto.
Partii per Milano con la mamma e ad attenderci vi erano papà e lo zio, erano tutti felici ed anche io lo ero. Era tutto nuovo per me: dall'ambiente, al cibo, alle persone, alla lingua, al clima.
Per i primi quindici giorni fu tutto divertente, ma poi i miei genitori iniziarono a parlare di scuola, mio padre mi obbligava a studiare a memoria pagine di parole tradotte dall'arabo all'italiano ed allora io iniziai a realizzare che non sarei più tornata a casa mia.. non sarei più tornata nella mia scuola, non sarei più tornata dai miei amici, dai miei parenti.. almeno non in quel momento.
Mi sono sentita tradita da mia mamma che mi aveva portato a vivere con un uomo che non amavo tanto, mio padre e odiavo questo paese che mi aveva portato via dai miei affetti e dalla mia infanzia spensierata.
Dovevo imparare l'italiano, farmi nuovi amici (e non fu facile), andare bene a scuola per non essere bocciata, adattarmi a nuovi orari e nuove routine, conoscere meglio mio papà e adeguarmi a nuove regole.
Qui persi tutto... dai miei punti di riferimento, ai miei appoggi, alla mia identità: nel quartiere dove vivevo ero una bambina molto socievole, avevo tanti amici ed ero conosciuta da tutti. Quando venni qui persi tutto: non avevo amici, non conoscevo l'italiano, non avevo più riferimenti stabili a parte mia mamma. Non ero preparata a tutto ciò.  La mia vita cambiò e fortunatamente ero una bambina abbastanza sveglia ed intelligente e riuscii in meno di un anno a recuperare il passo, imparai l'italiano recuperai tutto il programma scolastico ed iniziai a conoscere questo paese.
Con il passare degli anni acquisii tutti o quasi i valori della cultura italiana, feci mio l'ambiente in cui poi passai il resto degli anni fino ad oggi.
Ed oggi mi rendo conto che amo questo paese, l'Italia, quanto amo il Marocco. Con gli anni ho imparato a conoscerlo e viverlo ed oggi non potrei farne a meno. È diventato la mia nuova casa.
Non so se tornando indietro rifarei tutto ciò, perché per me è stato destabilizzante; sicuramente avrei preferito che mia mamma mi preparasse psicologicamente a quello che è stato un grande cambiamento nella mia vita.
Nihad